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giovedì 5 aprile 2007

Onore a "Ti regalerò una rosa" (III)

Ho letto sul Corriere della Sera del 3 aprile, casualmente, questo trafiletto redazionale...

Merini contro Cristicchi: stupido, non sa nulla di manicomi

"Cristicchi è stato un grande stupido, e anche chi lo ha votato": Alda Merini, 76 anni, bolla così la vittoria sanremese di Ti regalerò una rosa. "Cristicchi parla di manicomi, un mondo che non conosce, sottolinea la poetessa milanese che in manicomio c'è stata davvero per 15 anni. Intanto nel numero in edicola domani di Tu, parla Sergio C., lo schizofrenico che ha ispirato Cristicchi. Il cantante ha trascorso molto tempo con lui e si è fatto raccontare più volte la sua storia. Con questo non si può dire che Sergio sia letteralmente l'Antonio della canzone (per fortuna la sua vita non si è chiusa con un volo dal tetto). Ma le somiglianze tra la sua storia e quella narrata nel brano sono troppe per essere una coincidenza. "Sono ricoverato qui dal 1960, la mia famiglia non era in grado di potermi gestire. Ho un'estrema fragilità.

Ad avermi colpito di queste righe sono state le dichiarazioni di
Alda Merini! La mia memoria infatti le ha confrontate subito con quanto lessi sul blog (dei fan) di Simone Cristicchi quando, dopo il clamore di Sanremo, mi documentavo su di lui sul web. Confrontate con l'articolo sul Corriere.

A Simone


Non piangere mai
su chi ha abbandonato la sua vita nei manicomi
L’hanno fatto spontaneamente
per non essere molestati
E’ gente che ha un’anima sola
e se perde quella muore
Voi uomini avete più anime
e molte maschere sul vostro viso
Giocate in enormi teatri
e in enormi teatri del non senso
Ma noi eravamo felici
di andare verso la morte
tragica soluzione di una vita
che non volevamo
Alda Merini
—————————————
PS - Ieri Simone Cristicchi ha avuto l’onore di incontrare la poetessa Alda Merini. Aveva chiesto di poterlo incontrare, dopo aver ascoltato la canzone “Ti regalerò una rosa”. La poesia trascritta qui sopra è il prezioso regalo che gli ha voluto fare, prima dei saluti. E Simone mi ha chiesto di fare in modo di condividere con voi tutti, slacciati e non, questa inestimabile perla di parole, di sentimenti, di emozioni e di verità.
19 commenti March 11th, 2007
"Per caso" lessi questa poesia su quel Blog e "per caso" ho letto ieri il trafiletto... cosa sarà mai successo? Invenzione giornalistica o effettivamente la Merini ha fatto una spericolatissima inversione a U del suo sentire? Prima dona una poesia a Simone per ringraziarlo e poi gli dà dello stupido? Perché mai?

Tutto ciò mi fa venire in mente qualcosa che è successo a me... apro dunque una parentesi personale.

Circa un anno fa ebbi l'indirizzo di posta elettronica di una poetessa e scrittrice, non famosissima ma nemmeno sconosciuta. La contattai e le mandai in dono Ventidue passi d'amore. Lo lesse, le piacque molto, si offrì di aiutarmi a farlo conoscere in giro. Nacque una fitta rete epistolare (elettronica) e - credevo - un'amicizia. Durò solo qualche mese.

Come Alda Merini la poesia a Simone, anche questa autrice mi fece un grande dono: la pubblicazione dell'incipit della poesia "La rinascita" (la n. 7 di Ventidue passi d'amore) nella collana "Ori di Luigi Mariani" delle Edizioni Pulcinoelefante: piccoli gioiellini di carta fatti e dipinti a mano dall'artista Luigi Mariani in piccole serie di 19 copie. Lei mi aveva annunciato soltanto: "Ti ho regalato qualcosa che solo pochi poeti viventi possiedono! Te l'ho spedito via corriere." Arrivò a casa il plico, lo aprii, ne scapparono fuori alcune copie del mio e altri Pulcinoelefante suoi e - appunto - della sua amica Alda Merini. Trovarmi tra le mani, insieme e inaspettatamente, un paio di Pulcinoelefante col nome della Merini e un altro col mio è stata - ed è tuttora - una delle emozioni più belle che ho vissuto... amore a parte naturalmente!

Poi, come (sembrerebbe avere fatto) la Merini con Cristicchi, anche questa autrice nel giro di poche settimane cambiò bruscamente atteggiamento. Divergenze di vedute spirituali, è vero... i suoi mille impegni non le lasciavano più tempo da dedicarmi, probabile... banali incomprensioni che s'accentuavano, piuttosto che risolversi, per email o telefono, forse... ma nulla da troncare un'amicizia. Ho un sospetto. Lei mi aveva detto chiaramente di offrirmi la possibilità di entrare in certi ambienti, salotti culturali, dove sarei stato apprezzato da gente la cui opinione "conta". La cosa da una parte mi lusingava dall'altra mi metteva a disagio perché - le spiegai dopo un po' che ci conoscevamo - né me ne sentivo all'altezza in fondo mi interessava. Ho assistito a varie presentazioni letterarie... poche mi hanno davvero emozionato, nella maggior parte ho sentito soprattutto il compiacimento dell'autore di essere lì a parlare. A me succede il contrario: vorrei sparire come persona quando presento i miei libri! Scrivo cose che mi piacciono e mi emozionano e cerco di pubblicarle con l'idea che possano piacere e dare emozioni anche ad altre persone. Per il resto non ho nulla a che vedere con lo stereotipo di uno scrittore: non ne ho l'aspetto la parlantina, non brillo in situazioni mondane, non snocciolo citazioni letterarie "colte" (al più "terra terra"!). Se qualcuno si aspetta questo ruolo da me non posso che deluderlo.

Tornando alla querelle Merini vs Cristicchi. E' necessario vivere 15 anni in manicomio per capire cosa sia? È necessario essere una persona colta per fare letteratura? E qui mi fermo. Mi riconosco tra tutti quelli che nel testo della canzone di Simone hanno sentito molto. Simone ha fatto esperienze di volontariato nelle strutture psichiatriche: se a lui è bastato "solo" qualche mese o qualche anno per parlare di manicomi (prima o poi dovrò leggere il suo libro e/o vedere il suo spettacolo) non può essere certo una colpa ma un merito! Come assistente sociale ho studiato la malattia mentale e fatto tirocini nelle strutture psichiatriche, in una ho lavorato per 3 anni. Il testo di "Ti regalerò una rosa", mi piace, mi emoziona, ha la grande qualità di essere semplice e profondo allo stesso tempo. Ma se per parlare con cognizione di causa dei manicomi è necessario esserci stati ospiti per anni alzo le mani. Ed è vero che io stesso spesso ho pensato: rinchiudiamoci dentro per un po' tutti gli psichiatri (e mi perdonino la battuta quelli in gamba che lavorano accanto a tanti meno in gamba!) così finalmente capiscono davvero chi siano i pazienti che spesso pretendono di sapere curare!!! Ammiro tantissimo Alda Merini, ma se quelle parole sono davvero le sue, stavolta non la capisco proprio... e nel mio piccolo e personalissimo sentire dissento.

P.S. L'immagine in cima al post è la copertina del libro di Simone Cristicchi.

POST COLLEGATI:
Onore a "Ti regalerò una rosa" (I)
Onore a "Ti regalerò una rosa" (II)

2 : commenti:

Daniele Passerini ha detto...

Aggiungendo in calce i link ai post collegati ho combinato qualche pasticcio: il post è andato in tilt e non riuscivo più a salvarlo. Così non ho trovato altra soluzione che clonarlo dentro un nuovo post. Così facendo ho però perso l'articolo che Ideavagante aveva riportato per commento.
Mi scuso dell'inconveniente e prego Ideavagante di reinserire il suo commento.

Anonimo ha detto...

Ciao Daniele reinserisco volentieri l'intervista ad Alda Merini di Michela Tamburrino pubblicata su La Stampa del 5/3/2007 che erroneamente è andata persa.

Un abbraccio da Berlino.Stefano

«Sono stata chiusa 15 anni in manicomio e per noi non ci sono rose, solo terrore»

Alda Merini è un poeta, come tale tentò di partecipare al Festival di Sanremo e per accidente, per una lite tv, ne è diventata icona mediatica. Ma non ne è contenta: «Non mi piace parlare del Festival che mi ha pugnalata in diretta. Non capita spesso di essere assassinati a favore di telecamera».

Signora Merini, nonostante i suoi rapporti difficili con questa baudilandia, magari le sarà capitato di vederlo il Festival. Le è piaciuta la canzone di Cristicchi «Ti regalerò una rosa» che parla della follia?
«No, non molto. Forse dovrei ringraziare, si parla di matti, di manicomi e io sono stata rinchiusa per quindici anni. Ma è un territorio di cui si dovrebbe parlare a ritmo di rap. Capisco il messaggio, mi compiaccio ma il manicomio è illegalità, disperazione, terrore. Una rosa io la vorrei mettere sulla tomba di quelli che non ce l’hanno fatta. A noi sopravvissuti, grazie al fato e a qualcuno che ci ha salvato, serve altro».

Ma la canzone di Cristicchi almeno si prende la briga di parlare del problema riprendendo delle lettere vere, mai spedite, di persone con problemi di mente.
«Troppo raccontata, non c’è poesia e non c’è musica. Sarebbe stata meglio più stringata. Mi sono piaciuti di più i vecchi come me. Dorelli, Al Bano. Siamo noi che teniamo in piedi l’Italia, con un ottimismo che è una follia. I giovani imparino ad essere felici di quello che hanno e a non chiedere molto di più».

Dica la verità, con che animo ha visto il Festival?
«Certo, ho il dente avvelenato per l’esclusione ma non ce l’ho con Pippo Baudo. Anzi gli sono ancora grata perché una volta, tanti anni fa, mi pagò la bolletta del telefono e lo fece in modo magnanimo, mi stese una mano che non trema. Ho guardato il Festival cercando di trovare qualcosa. Mi spiace per Milva, una grande ma la canzone era oscena. Mi spiace per Nada Malanima, troppo goffa rispetto a quello che era. Non sempre si è vincitori. Però non sono queste le sconfitte, cerchiamo piuttosto di non perdere le guerre».

E la canzone contro la mafia di Fabrizio Moro le è piaciuta?
La mafia è entrata nella storia della letteratura italiana. E dunque, che si canti. Vede, io sono di bocca buona, mica come la luna che si è fatta rossa dalla vergogna durante il Festival. Io sono felice, perché qualcuno ancora mi fa applausi. Non ha idea di cosa vuol dire uscire vivi da un manicomio. Tutto diventa stupendo, perfino Pippo Baudo. Anche in manicomio c’erano le rose, stupende, in giardino. Scavalcavamo il recinto di notte per sentire quel profumo intensissimo e nessuno che ci abbia mai regalato una rosa».

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