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mercoledì 26 gennaio 2011

Ogni tanto parlo anche del mio lavoro

A proposito di interviste che faccio o tento di fare, l'anno scorso intervistarono il Servizio di Accompagnamento al Lavoro (SAL),  un servizio dei Comuni della Zona Sociale n. 3 dell'Umbria (Assisano) che - tra tutto il lavoro all'Ufficio del Piano di Zona - trovo ancora il tempo di coordinare. L'équipe SAL e io approvammo questo testo snello che è stato pubblicato su Personalmente, il giornalino del Centro Diurno di Riabilitazione Psico-Sociale di Bastia Umbra (ASL 2 - Cooperativa Sociale ASAD) che affronta tematiche legate alla vita delle persone diversamente abili. Il SAL è uno dei tanti Servizi a serio rischio di sostenibilità nel prossimo futuro, per effetto dei clamorosi tagli alla spesa sociale messi in atto dal governo in carica. Meditate gente, meditate.


Poche imprese “SALvano” le persone svantaggiate


Che cos'è il SAL?  
È la sigla di Servizio di Accompagnamento al Lavoro.

A quale ente pubblico appartiene?  
E un servizio della Zona Territoriale n°3, ossia dei Comuni di Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Cannara e Valfabbrica.

Chi ne usufruisce?  
Ne usufruiscono le persone residenti nei comuni dell'Ambito su indicazione dei servizi sociali e socio-sanitari del territorio.

Con quali Enti collabora? 
Collabora con i Comuni della Zona Sociale, i servizi della USL n°2, il Centro per ['Impiego della Provincia di Perugia, le aziende, le cooperative e le associazioni del territorio.

Come avviene il contatto fra SAL e azienda?  
Gli operatori del SAL si muovono nel territorio promuovendo nelle aziende il concetto di inclusione socio-lavorativa delle persone svantaggiate e proponendo alle aziende stesse di collaborare con il servizio rendendosi disponibili ad ospitare un tirocinio formativo della persona svantaggiata.

Ci sono delle referenze minime che il lavoratore deve avere per accedere al SAL?  
Per accedere al S.A.L la persona deve essere stata prima segnalata dai sevizi sociali e/o sociosanitari ed eventualmente presa in carico dopo una valutazione di equipe S.A.L.

Da quando esiste il SAL quante persone siete riusciti a collocare nel mondo del lavoro?  
Precisato che il S.A.L non ha come finalità quella di far assumere all'interno delle aziende, ma di fornire un'esperienza formativa ai tirocinanti affinché acquisiscano gli strumenti necessari per muoversi in autonomia nel mondo del lavoro, dal 2004 al 2009 abbiamo realizzato 93 percorsi di accompagnamento al lavoro con varie finalità e strumenti e di queste 19 hanno trovato lavoro grazie al percorso svolto. Ad oggi il SAL ha in carico 35 persone.

Quando riuscite ad inserire un lavoratore, continuate a seguire il suo percorso lavorativo? E se sì, per quanto tempo?  
La persona inserita viene costantemente monitorata. verificata e valutata per tutta la durata del tirocinio. È previsto anche, per quelle persone che vengono assunte, un periodo di circa 6 mesi in cui l'operatore continua ad avere in carico la persona.

È difficile trovare un impiego a un lavoratore nel periodo di crisi attuale? 
Nel nostro territorio purtroppo non è facile trovare aziende disponibili a collaborare con il S.A.L indipendentemente dalla crisi attuale, perché c'è poca responsabilità sociale e poca conoscenza e apertura verso le persone svantaggiate.

Le imprese accolgono allo stesso modo lavoratori che, pur avendo le medesime competenze, hanno problematiche diverse? Per quale motivo? 
Proprio per la scarsa conoscenza dei vari tipi di svantaggio, le aziende non accolgono allo stesso modo le persone che andranno a fare un tirocinio, anzi a volte ci chiedono espressamente di non inserire in azienda persone con un determinato tipo di svantaggio per paura di avere un confronto.

Responsabile del Servizio è l'assistente sociale, dott. Daniele Passerini Sede: SAL c/o Uffici Servizi Sociali del Comune di Assisi via Patrono d'Italia.

Intervista realizzata da M. Leto

5 : commenti:

fragolina ha detto...

sfortunatamente ciò che scrivi ,è terrificante ma è la realtà.....
ciao dani....

Kylie ha detto...

Da me si chiama S.I.L. e fa un servizio eccellente.

Un abbraccio

Daniele Passerini ha detto...

@fragolina
spero che alle prossime elezioni la sinistra abbia Vendola per leader... spero che l'Italia mi stupisca e lo voti in massa, lasciandosi alle spalle la medioevale belle époque berlusconiana stile tardo impero in disfacimento! Un sogno...
Un bacio e un sorriso

@kylie
Anche qui fino a una decina di anni fa si chiamava SIL (Servizio di Inserimento al Lavoro) poi la Regione ha scelto di sostituire la I con la A di Accompagnamento. In Umbria la competenza dell'inserimento al lavoro (tanto delle persone abili tanto di quelle diversamente abili), cioè dell'assunzione vera e propria, spetta al Centro per l'Impiego. Al SAL compete invece, come spiega l'intervista, l'attivazione di tirocini per persone svantaggiate in generale che eventualmente possono anche sfociare in un'assunzione.
Ma tu guarda che mi metto a parlare di lavoro a 'st'ora! :P
Un sorriso e un bacio

the daffodils ha detto...

In CH era stata votata una legge per incentivare il reinserimento delle persone a carico dell'assicurazione invalidità, ovviamente laddove il reinserimento è possibile.
Il riscontro dei datori di lavori sembra positivo, anche se sicuramente la crisi di questi anni non aiuta certamente i buoni propositi dei ns legislatori.

Daniele Passerini ha detto...

Ciao Daffo, era un po' che non passavi...

In Italia il riferimento è la Legge 12 marzo 1999, n. 68, che stabilisce l'obbligo per i datori di lavoro pubblici e privati di assumere persone con disabilità, con quote variabili a seconda della dimensione dell'azienda/ente:
a) >50 dipendenti = 7% dei lavoratori occupati
b) 36-50 dipendenti = 2 lavoratori
c) 15-35 dipendenti = 1 lavoratore
d) <15 dipendenti = nessun obbligo

I tanti centralinisti non vedenti presenti nella P.A. italiana sono stati assunti proprio in virtù della L. 68.

Idem dicasi, sul versante privato, per le numerose persone affette da sindrome Down (quelle comunque con un handicap meno grave) occupate da McDonald's... è amaro dirlo, ma la stereotipia e ripetitività delle mansioni di un addetto al fast-food asseconda certe caratteristiche del portatore di sindrome Down.

In generale tramite la L. 68 trovano un'occupazione soprattutto persone con disabilità fisica che, eliminate le barriere architettoniche dalle sedi di lavoro, possono svolgere qualsivoglia mansione di concetto. Classico esempio, oltre ai centralinisti non vedenti, i terminalista privi dell'uso degli arti inferiori e quindi in carrozzina.

Per handicap fisici più gravi e altre tipologie di disabilità (ritardi mentali, disturbi psichiatrici ecc.) il matching domanda-offerta diventa più difficile, sia rispetto alla persona che deve possedere o acquisire delle pur minime capacità per poter svolgere mansioni anche semplici, sia rispetto all'azienda/ente che deve inserirla nel processo produttivo con tutto quel che consegue. Succede allora, frequentemente, che le azienda private facciano due conti e preferiscano pagare le sanzioni previste dalla L. 68 in caso di non ottemperanza dell'obbligo, piuttosto che occupare una persona ritenuta (spesso a torto) di ostacolo all'attività.

C'è poi tutto il mondo delle cooperative di tipo B che, in cambio di un regime di agevolazioni, devono avere una quota obbligatoria di disabili tra i propri soci.

E qui chiudo la digressione... scusa ma mi è partita :)

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